Sgomento
«Non dalla ricchezze ma dalle virtù nasce la bellezza»
Socrate,
filosofo greco antico,
tra i più importanti esponenti della tradizione filosofica occidentale,
(Atene, 470 a.C. / 469 a.C. – Atene, 399 a.C.).
Esigenze e ritmi di vita moderna sempre più ci fanno convivere con un crescente numero di persone in:
– condomini, scuole e opifici;
– centri ricreativi, sportivi, commerciali, medici, benessere e culturali;
– autobus, stazioni ferroviarie, metropolitane e treni;
– porti e navi;
– aeroporti e aeromobili;
– luoghi di culto, ecc..
La vita in comune, stabile o casuale, spesso sfocia in attriti, indignazioni, sguaiatezze e tensioni che, seppur causati da futili motivi, degenerano in prevaricazioni, volgarità, abusi, violenze e omicidi.
Lo testimoniano, ampiamente, ignobili cronache quotidiane come quelle odierne che, con sgomento, prontamente m’inducono a scrivere queste semplici considerazioni.
Siamo, purtroppo, assuefatti da logiche utilitaristiche in cui regna l’imperativo: Tutto è lecito purché vadano bene i miei interessi e sia felice! Principi etici e valori caratterizzanti la dignità umana sono sempre più alla deriva.
Abbiamo fatto del correre un dovere e del rumore una compagnia, facendo prevalere superficialismo, orgoglio, arroganza e individualismo.
Siamo, infatti, disposti a dialogare solo per essere ascoltati, compresi, sostenuti e aiutati, ma facciamo intensa fatica ad avere, o ricambiare, gli stessi atteggiamenti benevoli verso altri.
Non tolleriamo e non sopportiamo più nulla, perché abbiamo smarrito ogni virtù.
La virtù, nelle antiche culture greche e latine, è disposizione d’animo a perseguire e praticare costantemente il bene nella vita privata e pubblica; è capacità di primeggiare, distinguersi in qualcosa, compiendo azioni in forma perfetta e ottimale; è caratteristica e pregio che qualifica l’uomo e la sua stirpe.
Le virtù umane, fondamento granitico di vita morale, sono enumerate nella Sacra Scrittura: «Se è la prudenza ad agire, / chi più di lei è artefice di quanto esiste? / Se uno ama la giustizia, / le virtù sono il frutto delle sue fatiche. / Ella infatti insegna la temperanza e la prudenza, / la giustizia e la fortezza, / delle quali nulla è più utile agli uomini durante la vita» (Sap 8,6–7).
Prudenza, giustizia, fortezza e temperanza, disposizioni stabili dell’intelligenza e della volontà, sono raggruppate dal Catechismo della Chiesa Cattolica in quattro virtù cardinali1, proprio come i quattro punti cardinali che indicano le direzioni geografiche orientandoci. L’aggettivo cardinale, in senso generico, denota qualcosa che è principale, essenziale, fondamentale o che fa da punto nodale, proprio come i diversi cardini che sostengono le strutture portanti delle opere architettoniche ed ingegneristiche.
Le virtù cardinali, quindi, disciplinano le nostre azioni, regolano le nostre passioni e orientano la nostra condotta verso principi di razionalità, onestà e fede, aiutandoci ad agire bene in atti concreti.
Insieme alle virtù cardinali, bussola senza tempo, incarniamo anche i valori di tolleranza, sensibilità, empatia, cortesia, gratitudine, rispetto e umiltà.
Una parte del versetto di una lettera paolina, infatti, esplicita: «…quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode, questo sia oggetto dei vostri pensieri» (Fil 4,8).
Assumiamoci, dunque, l’acuto proposito di:
– accoglierci, ascoltarci, confrontarci e condividere, ricercando punti d’incontro e favorendo armonia e serenità;
– attuare logiche che mitigano o, meglio, estirpano sentimenti discordanti;
– accrescere comprensioni, solidarietà, aggregazioni e condivisioni, con stili positivi e propositivi che rischiarano questo nostro
tempo oscuro e confuso.
«Fare di necessità virtù» è un bel modo di dire, consono alla nostra era, che ci propone di superare ostacoli con soluzioni estrose, sfruttando esigenze o situazioni difficili e indesiderate, per ottenere risultati positivi. È la stessa cosa sostenuta anche dagli antichi latini con l’espressione «Mater artium necessitas» che, tradotto in italiano, letteralmente significa «La necessità è la madre delle abilità».
Generiamo, sviluppiamo, alimentiamo e diffondiamo una cultura avveniristica rispetto ai compromessi sociali del mondo contemporaneo, affrontando e superando complicazioni e sofferenze con rettitudine e coscienza: beneficeremo di una vita autenticamente improntata a bellezza, eleganza, gioia e fratellanza, di cui oggi abbiamo bisogno più che mai.
Ruvo del Monte, 16 giugno 2025.
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1 Chiesa Cattolica, Catechismo della Chiesa Cattolica, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 1992, n. 1834, pag. 507.
Pubblicazione:
Lunedì 16 giugno 2025, 18:45
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